Io, torre di guardia, i goto, sherlock holmes e la volta celeste

“Salve, posso lasciarle una rivista, parla di Dio” dice, e mi porge Torre di Guardia.
“No, guardi, ho già facebook”
È pomeriggio inoltrato, sono con primogenito secondogenito e terzogenita, il sole sta calando all’orizzonte e ci sono in giro le zanzare, più questi tre signori in giacca e cravatta che parlano di Dio.
Faccio finta che non esistano, personalmente non ho niente contro Dio, purché lavori bene. Pulisca dove sporca, anzi, forse questa è meglio di no, l’ultima volta per poco non finiva in un disastro. Colombe che volano a cercare la terraferma.
A Dio posso anche credere, ai testimoni di Geova no.
Mi allontano per fuggire testimoni e zanzare, primogenito inizia a parlami di programmazione, di Scratch. Dice che è bello e io gli dico che la cosa forte è che ti fa capire come non servano certe cose.
“Tipo?”
“Tipo i goto, non ci sono goto”
Primogenito tace per un attimo e poi dice con voce triste: “a me mancano”.
“Uh, cosa?”
“I goto” e fa uno sguardo distante, come di chi si ricorda qualcosa di bello.
Terzogenita fa dei suoni, sta trascinando un cane meccanico che fa un rumore infernale.
Secondogenito decapita insetti.
Intanto camminiamo.
Stiamo tutti zitti, tutti pensano a qualcosa. Primogenito so che sta pensando alla programmazione. Lo vedo come cerca le cose c’era questo racconto di Sherlock Holmes, di loro due non ce la faccio. Dico Holmes e Watson. Passeggiano, non so se riesco a raccontarla sono molto stanco. Passeggiano di sera a Watson, il medico, pensa alle sue cose, guarda le cose del panorama e segue i suoi pensieri e dopo un po’ che pensa Holmes dice una cosa che è in linea con quello che stava pensando Watson in quel momento. Stupore. Watson dice, ma come diavolo facevi a sapere che stavo pensando proprio a questo? Stupore.
Chissà quando ho letto questa roba, eppure me lo ricordo. Non sapevo nemmeno di aver letto Sherlock Holmes. Eppure questo l’ho letto. Mi hai letto nella mente chiede Watson, e Holmes dice, no amico mio.
E c’è questa descrizione dei gesti, delle occhiate, dei sospiri di Watson durante la passeggiata, da cui Holmes aveva intuito di volta in volta i passaggi logici dell’amico, arrivando a poter commentare nel momento giusto la cosa giusta.
Holmes.
Io guardo primogenito e cerco di capire cosa pensa e lui ha uno sguardo indecifrabile e penso che non voglio sapere cosa pensa. Secondogenito si gira e mi guarda. Sta cercando di capire cosa penso, poi mi dice, perché mi guardi? E io gli dico sei tu che guardi me, e lui mi dice, io mi sono girato per vedere se mi guardavi e tu mi guardavi, e io gli dico ma girandoti hai guardato me e allora io ho guardato te, e lui dice no, quando mi sono girato mi stavi già guardando e io gli dico hai ragione ti guardavo perché sei bellissimo e lui dice di no.
Con me Holmes avrebbe vita facile. Io penso generalmente sempre alle stesse cose. Una pietra, infinita. Magari. Penso alle cose che vorrei. Penso alle cose che ho. Penso alle cose che posso fare, a come farle. Penso a non pensare, penso a cose inesistenti. Cerco di riempire la testa di pensieri, il più possibile, in modo che nessuno vinca sugli altri e ci sia un rumore immenso di cose stupide che si schiacciano le une sulle altre, così cammino. Penso a una cosa che vorrei essere, mi vedo che faccio la cosa grande, mentre tutto il mondo mi guarda. Salvo il pianeta terra. Come. Un sacco di modi. Lo faccio in mondovisione. Non lo faccio per me lo faccio per voi. Salvo il pianeta terra correndo, anzi saltellando sulla luna e facendo un percorso che mi permette di arrivare alla base lunare due, di entrare in debito di ossigeno e far partire una piccola testata nucleare che fa esplodere l’asteroide che stava per distruggere il pianeta. Tutti pensavano di essere morti, spacciati. E invece io, in mondovisione, salvo tutti. Potrebbe capitare.
Qualcuno non sarebbe felice. Perché ci hai salvato? Eravamo già rassegnati. Farebbero un film su di me, non credo, la mia vita è già la parodia di un film. Un videogioco. Candy Sugar Rush, mi hanno appena invitato. Non gioco più ai videogiochi, come obelix sono caduto nel paiolo negli anni ottanta e ora non posso più. Ho gli anticorpi. Se ci provo vedo il codice al posto degli omini, codice che si muove, non posso più vedere la magia.
Siamo quasi arrivati a casa, terzogenita si ferma, le zanzare la stanno massacrando, la prendo in braccio, le mi fa un sorriso irrepetibile che significa, ha senso vivere giusto per queste mie labbra che si tendono come non mai, per questi miei dentini da latte inediti, per la luce dietro la mia testa che mi mette in ombra la faccia e sono un segreto tra le tue mani.
Io sorrido e la lancio in aria e quella per un secondo è terrorizzata, e poi si rilassa e sfonda la volta celeste con tutto un rumore di vetri e campanelli. Secondogenito guarda accigliato mentre primogenito alza la testa come se si fosse svegliato in quel momento, dice che ha avuto questa idea, muovere una navicella con la telepatia. Poi si accorge di terzogenita, del foro nel cielo stellato e dice, forte, accidenti forte davvero.

io facebook il papa Francesco e coso, Lynch

– ciao venerandi
– uh ciao…
– sono facebook
– ah
– ho visto che vorresti accettare l’amicizia di Laura Puttignani
– sì, mi è arrivata la notifica di questa richiesta di amicizia e io…
– beh parliamone un attimo prima, ok?
– ok
– prima di tutto, hai conosciuto questa Laura fuori da Facebook?
– non credo
– non credi? non è molto serio non sapere chi si frequenta fuori da facebook
– cioè, penso di no, non mi ricordo nessuna Laura Puttignani
– bene, quindi possiamo dire che stai accettando l’amicizia di una sconosciuta
– sì, possiamo dirlo, ma…
– quindi, stai per dirmi che darai accesso alle informazioni sulla tua vita, sulla tua famiglia a una perfetta sconosciuta
– dannazione facebook come la fai difficile, è solo un contatto, io…
– devi sapere venerandi che l’amicizia fuori di qua è molto difficile
– fuori di qua?
– fuori da facebook
– ah
– l’amicizia fuori da facebook è una cosa completamente diversa dall’amicizia su facebook, questa è una cosa che ho imparato
– capisco
– l’amicizia fuori da facebook è fatta da meno persone, costa più fatica. è dolorosa. ci sono meno notifiche. l’amicizia fuori da facebook è per buona parte solitudine
– accidenti
– non vorrei, cerca di capirmi, che questa Laura ti potesse fare del male. farti stare male
– capisco
– dovresti conoscere un po’ meglio questa Laura prima di dargli la tua amicizia
– dici che…
– fidati. falla un po’ soffrire prima. falla aspettare
– ecco
– lascia che si scopra, che dimostri che veramente merita la tua amicizia
– ma sai che forse hai ragione, io…
– fidati di me, dopo tanti anni capisco al volo quando c’è la vera amicizia e quando è solo interesse o peggio distrazione
– distrazione
– è facile cliccare, la gente clicca facilmente. ma la vera amicizia, quella che dura nel tempo, non è questione di un click
– hai ragione
– è dolore, capiscimi
– quindi tu mi dici che questa Laura Puttignani…
– lascia perdere. aspetta. mettila alla prova con la nostra nuova app “Timeless Friends”
– uh?
– con “Timeless Friends” puoi aggiungere i tuoi veri amici, aggregarli e scoprire i loro acquisti giornalieri via social network. trovare con loro una vera sintonia e far durare ancora di più l’amicizia sincera, la vera amicizia
– capisco ora, senti facebook, niente di personale ma…
– abbiamo anche la versione “Timeless Friends PRO” in cui puoi attivare la webcam dei tuoi amici per scoprirli in momenti inopportuni, così come accade nella vera vita. perché la vera amicizia è anche incomprensione, dolore, discussione
– ‘fanculo facebook, davvero
– ok, la smetto. davvero.
– ok
– amici come prima?

+++

– ciao venerandi non perdiamo tempo sono David Lynch
– uh, io
– tre cose venerandi: la prima. Non credere al cow-boy
– uh…
– la seconda venerandi: di fronte alla porta puoi fare due cose, mi segui?
– certo
– puoi scegliere di lasciarti annichilire
– o aprirla?
– cosa?
– la porta
– fai parlare me venerandi, non ho molto tempo per le cazzate
– ok scusa
– dicevo, di fronte alla porta puoi fare due cose
– sì
– puoi scegliere di lasciarti annichilire
– sì…
– o puoi scegliere di non fidarti di lui
– lui?
– sì, lui
– lui chi?
– il cow boy
– certo, senti…
– la terza cosa venerandi
– ecco
– oggi è una giornata meravigliosa
– …
– spero che tu abbia capito il messaggio perché non ci sarà una seconda volta
– è chiarissimo, scherzi
– devo andare, non fare caso a me mentre esco
– ok
– ah, ricordati: non credere al cow boy
– me lo segno

+++

– ciao venerandi
– uh mi sono appena svegliato e…
– sono francesco
– francesco
– il papa
– ah
– sto facendo un giro di telefonate
– una pizzata?
– no, sto cercando di essere moderno, essere sociale
– capisco
– e quindi premo questi numeri sul mio iphone e poi sento delle voci
– tipico dei telefoni
– per me è una cosa nuova
– eri abituato ai roveti ardenti
– ma infatti, comunque ti volevo dire, sai chi ho visto ieri
– non ho idea, ma se è mist…
– lindo ferretti abbracciato alla meloni
– ah, cazzo, me ne ha parlato la vago, non so, io…
– che tenerezza
– ma guarda, tutto sommato preferivo amanda lear
– ferretti che abbraccia amanda lear?
– no amanda lear che abbraccia la meloni, e ride e non molla l’abbraccio e continua a stringere
– oddio
– fino alle budella, non so se hai presente, come black kiss, non so se hai presente
– temo di no venerandi, io…
– comunque francesco
– eh
– niente di personale ma sono le sette devo svegliare i figli
– ah la famiglia, la pietra angolare del cattolicesimo
– e della cronaca nera, incidentalmente, ma comunque niente grazie per la telefonata e…
– senti venerandi
– eh
– qua questo telefono dice che devo aggiornarmi
– uh
– dice che devo aggiornarmi
– sarà siri
– minchia non è morto?
– omonimia, questa è una ragazza virtuale
– capisco ma cosa devo fare dice che devo scaricare
– la telefonata sta diventando imbarazzante per tutti e due, è stato comunque molto bello
– vabbé ho capito che non mi aiuti venerandi
– aiutati che il ciel ti aiuta
– ah il famoso cloud!
– vabbé ciao francesco
– venerandi?

– venerandi? scarico?

Il sindaco di Genova contro Ronnie McDonald

GENOVA – Il Sindaco ha dichiarato il suo assenso alla costruzione di un ipermercato in città, ha firmato un «protocollo» con la comunità dei consumatori che esclude dal tavolo la COOP, e questo ha scatenato il centrodestra che chiede un referendum popolare «contro». Tuttavia nell’apertura del sindaco alla costruzione di un ipermercato c’è un limite: il Sindaco dice no alla presenza del logo luminoso di McDonald. Perché? «Un logo luminoso di McDonald è necessariamente molto visibile da diverse prospettive — spiega —, diventerebbe un simbolo identitario molto forte. Mi sembra che sia un segno nel paesaggio cittadino di peso eccessivo se rapportato a una comunità di consumatori di sole ottomila persone». L’idea poi di costruire la ipermercato in una zona in prossimità del porto, lungo la costa, aumenterebbe l’impatto dell’ipermercato nello skyline di Genova: «Per noi Il logo luminoso di McDonald è indispensabile — ribatte Ronnie Mc Donald, responsabile dell’associazione per la costruzione della ipermercato —, è come se ai cristiani si chiedesse di costruire una chiesa senza campanile. Il logo luminoso di McDonald ha una funzione molto importante proprio perché è così visibile: segnalerebbe a chi viene a Genova e vuole consumare, e non conosce la città, dove c’è un ipermercato». Ronnie Mc Donald si dice disponibile a trattare sulle dimensioni: «Possiamo discutere sul progetto, farlo non molto alto, ma per noi avere Il logo luminoso di McDonald è come avere la bandiera americana». Non ci sarebbe invece il problema del richiamo del jingle pubblicitari: «Sappiamo che Genova non è una città di consumatori, il jingle si sentirebbe solo all’interno dell’ipermercato». Ma prima del logo luminoso di McDonald viene l’ipermercato, e la strada per la sua costruzione è tutt’altro che facile. In sole due ore venerdì il comitato anti-ipermercato costituito oltre che dal centrodestra da esponenti dell’Italia dei valori, dell’Udc e dell’Udeur, ha raccolto 1.600 firme di cittadini a favore del referendum consultivo. Contrario il Sindaco: «È un’iniziativa illegittima: non si può fare un referendum su un diritto costituzionale come la libertà di consumo». Il governatore della Liguria Claudio Burlando sul logo luminoso di McDonald dimostra cautela: «Bisogna stare attenti all’uso dei simboli». Quanto al referendum, dopo le dichiarazioni di Ronnie Mc Donald, leader dell’associazione Italia Consumata, favorevole alla consultazione popolare purché aperta anche ai consumatori regolari, Burlando apre una breccia: «Se il referendum fosse condiviso anche dai consumatori come strumento di ricerca di consenso e di confronto con la popolazione, potrebbe anche essere una strada percorribile». Ma il malumore dei genovesi è palpabile. Nel quartiere del ponente cittadino (tradizionalmente operaio e di sinistra) dove la comunità dei consumatori ha acquistato le aree per costruire l’ipermercato, c’è stata negli ultimi due anni una sollevazione popolare tanto che è ora necessario trovare un altro sito. Ma dove? Si fa strada l’ipotesi del porto, dove in epoca medievale era presente un ipermercato. «A noi — dice Ronnie Mc Donald — l’idea piace, si darebbe un segnale di continuità storica della presenza del consumo a Genova e della convivenza civile ». Agli abitanti del centro storico l’idea piace molto meno, sono soprattutto loro che venerdì hanno risalito i vicoli per firmare la petizione pro-referendum.

lavatrici & automobili

– venerandi ti sbagli i computer non bisogna avere delle competenze per usarli
– ecco
– sono come le lavatrici, non sai come funzionano, ma una massaia può usarle lo stesso
– un attimo, io *so* come funziona una lavatrice
– ma non è necessario: tu non vuoi sapere costruire una lavatrice, vuoi che ti lavi i panni
– mi chiedo se questa cosa della lavatrice sia in qualche manuale apple
– come?
– quando parlo con qualcuno di questa cosa, viene sempre fuori l’esempio della lavatrice
– ah
– sempre, all’inizio pensavo fosse un caso ma ora vedo che è un leit-motiv, di solito con gente che ha apple
– capisco
– allora pensavo, magari è in qualche manuale apple, tipo quelli per i genius, no?
– no, è proprio…
– comunque, quante cose ci fai con la lavatrice?
– uh, una, ci lavo i panni
– ecco, io qualcuna di più, ma sostanzialmente questo ti dovrebbe fare capire che il paragone è, come dire…
– come dire…
– una cazzata
– ma…
– con un computer non ci fai una sola cosa, la ragione per cui andiamo in giro con un computer in tasca e non con una lavatrice è che il computer non fa una sola cosa, ne fa infinite
– capisco
– oltre a evidenti ragioni di spazio
– ma nel mio manuale apple c’è scritt…
– ah vedi, beccato!
– dannazione! Io…
– senti
– eh
– l’altro luogo comune, quello che sappiamo guidare l’automobile anche se non sappiamo aggiustarla, viene sempre dallo stesso libro?
– pagina 67, “Non devi sapere come funziona un’automobile per saper guidare”
– lo sapevo, lo sapevo! non poteva essere un caso
– comunque se ci pensi, è vero, noi possiamo usare le automobili anche senza aprire il cofano e aggiustarle. addirittura oggi neppure i meccanici le sanno riparare: le collegano con un cavo a un computer che gli dice cosa c’è di rotto
– hai detto un computer?
– sì
– sicuro non sia una lavatrice?