primi appunti per un romanzo stile manuel puig

– Sacco de merda.
– Testa de cazzo.
– Pezzo de.
– Oh.
– Eh.
– Senti qui, ascolta un attimo.
– Non voglio ascoltare, voglio dormire.
– No, tu non vuoi dormire. Tu vuoi capire e io ora ti spiego.
– Non voglio capire.
– Ma certo che vuoi capire. E’ tutto sbagliato e vuoi capire perché e io adesso te lo spiego. Siediti un attimo, rispondi a questa domanda: qual è la canzone d’amore più pesa della musica italiana?
– Non saprei. Forse quella di De Gregori, quella del rossetto.
– Macché rossetto, De Gregori non lo capisce nessuno, De Gregori non lo capiva nessuno nemmeno ai miei tempi, tutti dicevano sì sì, bello bello, ma poi andavi a leggere i testi e dicevi boh, il mendicante ha qualcosa nel cappello? Ed è convinto che sia un portafortuna? E chi cazzo è questo mendicante? E nel cappello? Che cazzo potrà mai esserci nel cappello? Come potevi capire cos’era la cosa nel cappello se non capivi neanche chi era il mendicante e da dove veniva? E l’uomo che cammina sui pezzi di vetro? Ma chi cazzo glielo fa fare di camminare sui pezzi di vetro? No, lascia perdere De Gregori, parlo di amore vero, cose semplici, la canzone d’amore più semplice e pesa della musica italiana. Dai che lo sai.
– Uhm. Vasco Rossi, quella che lui è a pezzi perché lei non c’è più e a un certo punto urla che niente tornerà mai più.
– Ma fammi il piacere, quello non è amore, quello è lui che si sveglia e ha voglia di trombare e scopre che la ragazzina che si è portato a casa la sera prima non c’è più e nella canzone non dice neanche il nome perché non se lo ricorda, per non parlare della faccia. Parlo di amore vero e serio, quello semplice, quello dei nostri genitori.
– Sì, beh, i miei genitori ascoltavano i Rolling Stones e i Rolling Stones sono il diavolo. Cioè, hai presente Mick Jagger?
– Sacco de merda. I tuoi genitori ascoltavano anche Battisti.
– Ah, Battisti.
– Già, Battisti. E la canzone più pesa d’amore della musica italiana è “E penso a te”.
– Ah, “E penso a te”.
– Che è una canzone che parla di uno stronzo.
– Uno stronzo?
– Uno che telefona alla sua donna e pensa a quell’altra. Poi esce con la sua donna e pensa a quell’altra. Poi accompagna a casa la sua donna e si scusa perché non è stato divertente (perché stava pensando a quell’altra). E poi va a letto e non dorme perché pensa a quell’altra. Capisci? Ti sembra sano tutto ciò? Ti sembra indice di normalità?
– Sì ma Battisti non c’entra.
– Ah Battisti non c’entra.
– No, vorrei ricordarti che i testi di Battisti li scriveva Mogol. Battisti era solo un bambino autistico che sapeva suonare la chitarra.
– …
– Testa de cazzo. E adesso fammi dormire, che sono stanco.

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